Circolo della Montagnola





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mercoledì 14 gennaio 2009

RASSEGNA STAMPA : UN ARTICOLO AL GIORNO

(Aggiornato al 30/01/09)

Iniziative Circolo:

Abbiamo convenuto di organizzare tre iniziative: una sulla politica estera, una sull'economia ed una per lanciare la campagna del tesseramento. Queste iniziative si svolgeranno nei mesi di febbraio e marzo. Inoltre la festa del tesseramento sarà preceduta a scopo informativo da due volantinaggi, nei giorni di sabato 31 e sabato 7 febbraio, durante i quali distribuiremo anche il giornale Municipio Democratico.

Tutti i lunedì dalle ore 18 alle 20 terremo aperta la sezione (Ardeatina).

Il Coordinamento del circolo è convocato il giorno lunedì 2 febbraio alle ore 18 presso il circolo Ardeatina (viale Tormarancia 121) con il seguente ordine del giorno:

- iniziative politiche
- comunicazioni dei consiglieri municipali
- varie ed eventuali
In vista del coordinamento che si terrà lunedì, il previsto volantinaggio di domani 31/1 è annullato.
A presto,
Fabrizio


Dall'editoriale di Famiglia Cristiana:

"Siamo una Paese incredibile, metà fiaba e metà incubo. Nel giorno in cui Obama chiama gli americani a raccolta per affrontare la sfida colossale dell'economia e della povertà, il nostro presidente rincorre i sondaggi: quanti punti potrebbe perdere con la cessione di Kakà, allettato dalle sirene miliardarie dell'emiro? Preoccupato più di Fiorello che passa a Sky, che del calo di due punti del prodotto interno lordo".
"La domanda che ci poniamo oggi - precisa il settimanale - non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funziona: se aiuta le famiglie a trovare lavori con stipendi decenti, cure che possono permettersi, una pensione dignitosa, parole che avremmo voluto sentire dai nostri politici e che ha detto, invece, Obama Barack, nuovo presidente Usa, all'inizio del suo mandato".
Ma le denunce non finiscono qui e l'analisi di Famiglia cristiana si fa più ampia. "Noi abbiamo smarrito il senso di nazione e il bene comune", si legge nell'articolo, rilevando che Berlusconi anche se "vince la sfida calcistico-miliardaria, elude la crisi quando rivela un ottimismo che "Eurostat smentisce a stretto giro di cifre: il tasso di disoccupazione in Italia salirà all'8,2 per cento, cioè 600 mila posti di lavoro in meno". Mentre in Germania, i partiti della Grosse Koalition trovano l'intesa su un piano anticrisi da 50 miliardi di euro, in Italia per il premier le emergenze sono "le intercettazioni telefoniche e un federalismo fiscale dai contorni fumosi e inquietanti, l'ennesimo cavallo di Troia della fantasia padana, un contentino da propaganda, un 'ossicino' per tenerli buoni. Sarà federalismo solidale? Costerà? Tremonti non dà cifre né risposte. E intanto l'84% delle famiglie povere sono rimaste escluse dalla tanto decantata social card".

Ci sarebbe davvero bisogno di Obama e delle sue sagge parole quando dice: "In questo Paese, nasciamo e moriamo come una nazione, un popolo. Non cediamo alla tentazione di ricadere nella faziosità, nella chiusura mentale e nell'immaturità che ha avvelenato la nostra politica così a lungò, sono le sagge parole di Obama". "Ma - conclude Famiglia Cristiana - i nostri politici, come i polli di Renzo, continuano a 'beccarsi' tra loro"


Riflessioni

Berlusconi spesso esibisce gli istinti peggiori che ci sono in tutti gli esseri umani, mescolando insieme illusorie promesse,bugie elette a sistema, tentazioni corruttrici, potere mediatico. Una miscela esplosiva capace di manipolare e modificare in peggio un intero paese.Berlusconi ha sempre visto gli italiani come un popolo da plagiare, a forza di menzogne, di barzellette grevi e carisma personal-mediatico.

Le Mistificazioni di Tremonti:

Non dice che L'Agenzia delle Entrate incassa oggi il frutto delle indagini chiuse negli anni di Prodi,che ritornano i furbetti fiscali come risulta dal calo del gettito dell'Iva, che ha abolito il comitato di esperti per la lotta al riciclaggio e ai paradisi fiscali, che ha smantellato le misure varate dal governo Prodi per ridurre il nero, che, attraverso il controllo politico della Guardia di Finanza, ha trasferito i graduati che avevano raggiunto i maggiori risultati contro l'evasione e la criminalità economica dalla Lombardia, dal Veneto e dalla Sicilia nelle provincie e Regioni "rosse".

Vai al Link:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Chi-e-piu-libero-di-evadere/2057434//0

Il Blog Roma Nord x il PD segnala un articolo di Repubblica che ritengo merita di essere letto; il link è:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/01/13/r2-la-religione-civile-che-manca.html


Inoltre ritengo interessanti i due articoli seguenti:


Le guerre indiane del Cavaliere
(CURZIO MALTESE - La Repubblica)


COMINCIA molto male il 2009 del governo Berlusconi. Un giorno un veto di Bossi, un altro la lite con Fini. L'immagine regale del premier che comanda tutto e tutti, unto da un consenso oceanico, mostra le prime crepe. Combina poco e quel poco grazie ai voti di fiducia, quasi temesse la propria maggioranza, in teoria solidissima e compatta agli ordini del capo.

L'ultimo voto di fiducia, sul pacchetto anticrisi, ha suscitato la viva protesta del presidente della Camera, uno che negli ultimi tempi ha deciso di concedersi il raro lusso dell'indignazione.
Gianfranco Fini l'ha detto chiaro: il governo chiede troppi voti di fiducia perché ha "un problema politico".

Si può aggiungere che è lo stesso problema da quindici anni. Berlusconi costruisce perfette macchine da guerra elettorale che poi si rivelano incapaci di governare. Il primo esperimento fallì dopo pochi mesi per la secessione leghista. Il secondo governò cinque anni, dal 2001 al 2006, senza realizzare una delle tante riforme promesse. Per colpa dei centristi, si giustificò. Il terzo, senza l'alibi Casini, ha già dimostrato d'essere inadatto a fronteggiare la recessione. Se il governo deve ricorrere alla fiducia in Parlamento per far approvare un pacchetto di misure anticrisi ridicolo, confrontato a quelli adottati nel resto dell'Occidente, chissà che cosa succederà quando si dovrà fare sul serio.

È un governo capace di vincere le "guerre indiane", quelle che si combattono con i cannoni contro archi e frecce. Berlusconi e i suoi ministri sono insomma bravi a far crocifiggere dalle televisioni singole categorie di poveri cristi, dalle maestre agli immigrati, dagli impiegati statali agli assistenti di volo, di volta in volta additati come i responsabili delle sciagure economiche.

Già quando si sale verso i piani alti, per esempio dalle elementari alle baronie universitarie, dagli impiegati ai grandi manager pubblici o dalla piccola parrocchia sindacale alla Chiesa, il riformismo e il rigore si stemperano, il moralismo si relativizza. Il pacchetto anticrisi, nella sua mediocrià, sfiorava qualcuna di queste categorie protette, ed era a rischio di agguato parlamentare. Berlusconi, che continua a confondere il Parlamento con Mediaset, prova a imporre la legge del padrone, in attesa e come rodaggio del vagheggiato presidenzialismo. Ma il Parlamento non è un'azienda ed è positivo che almeno uno dei suoi due presidenti lo ricordi.

Ma il problema politico cui allude Fini è molto più grave del dissidio fra Berlusconi e questo o quell'alleato. Oggi come nel '94 e nel 2001, le componenti della maggioranza difendono interessi diversi e spesso in contrasto. La Lega vuole il federalismo fiscale che An e Forza Italia, partiti sempre più meridionali, possono concedere volentieri a parole, mai nei fatti. L'ultima vicenda dell'Alitalia ne è una prova assai concreta ed evidente. Quando si è trattato di scegliere fra Air France e Lufthansa, in pratica fra Fiumicino e Malpensa, il governo ha scelto Roma contro Milano. Il resto sono chiacchiere. È vero che finora gli elettori leghisti si sono contentati delle chiacchiere e non dei fatti, invero pochini. Ma siccome, da gente pratica, prima o poi se ne accorgeranno, Bossi e i suoi si tengono con un piede nella maggioranza e uno fuori. È già accaduto che la Lega ne uscisse, nel '94, ottenendo alle elezioni successive il suo più grande successo. Una replica del ribaltone appare oggi improbabile. Fra l'altro, non troverebbe una sponda solida nel rocambolesco accrocco delle opposizioni. Eppure con la crisi alle porte, molte cose possono cambiare in fretta. Esiste poi l'altro conflitto, sia pure meno pericoloso, con la componente di An. Soprattutto con Gianfranco Fini, che si è stufato di fare il delfino a vita. Ha capito che non diventerà mai il successore, quindi si concede finalmente libertà d'azione e di pensiero. Con uscite largamente apprezzabili, dal fascismo agli immigrati, dalla laicità alla difesa delle istituzioni.

In tutto questo, Berlusconi pure difende un interesse non negoziabile, il proprio. L'interesse di Berlusconi è ottenere oggi la riforma della giustizia e domani il presidenzialismo. Una naturale evoluzione: dalle leggi ad personam alle riforme ad personam. Ma non si vede davvero perché gli alleati dovrebbero avere tanta fretta di consegnargli un potere assoluto, quando possono campare benissimo negoziando di volta in volta. Infatti né Bossi né Fini, a quanto s'è capito, fremono d'impazienza. Sullo sfondo di questo complesso teatrino ci sarebbe un paese sull'orlo di una lunga recessione aggravata dal terzo debito pubblico del pianeta. Ma questa naturalmente è l'ultima delle preoccupazioni.
(14 gennaio 2009)

LA GRAMMATICA VIOLATA
(FRANCO CORDERO - La Repubblica)


Benedetto Croce, coltissimo e ricco signore con largo ascendente nella cultura novecentesca, aveva manifestato qualche vaga simpatia al fascismo emergente, castigatore delle mattane sovversive, ma cambia avviso vedendo come il castigamatti s' impadronisca dello Stato, in barba all' etica liberale. Da allora impersona un implicito dissenso, rispettato dagli occupanti perché ogni soperchieria sul papa dell' idealismo italiano guasterebbe l' immagine fascista; Mussolini non è Hitler. I numeri bimestrali della «Critica» hanno devoti lettori, bollettino d' una sommessa opposizione. Privatamente circolano battute spiritose. Sentiamone una, cosa sia il regime mussoliniano: un governo degli asini «temperato dalla corruzione». Era formidabile conversatore, spesso feroce, ad esempio nell' arrotare un ex pupillo rumoroso e rampante diagnosticandogli «priapismo dell' Io». Varrà la pena spiegare in qual senso sia peggiore l' attuale governo onagrocratico (dal latino «onager», asino selvatico). Qui notiamo come la natura asinina sfolgori nel protocollo d' intesa 26 novembre 2008: i partner sono due ministri; lo scassasigilli era segretario particolare del sire d' Arcore, padrone d' Italia nei prossimi 12 o 17 anni se gli spiriti animali gli durano; l' altro, ministro innovatore dalle frequenti epifanie, ha appena annunciato che domerà gli statali col bastone e la carota. I due s' intendono sul seguente disegno: allestire una memoria informatica universale dove confluiscano tutti gli atti compiuti dalla polizia giudiziaria (il grosso delle indagini preliminari); e la covi il ministro, eventualmente mediante appalti esterni (in lessico tecnicoide outsourcing); why not? (logo d' un allegro affarismo), l' affidi a imprenditori della galassia Mediaset, visti i luminosi precedenti Telecom. Il lettore domanda perché definiamo asinina un' idea sinistra (tra Gestapo e Millenovecentottantaquattro, l' incubo narrato da George Orwell): l' asino è animale mite; vero, ma ignorante e luoghi comuni probabilmente falsi lo dicono poco intelligente. Qui sta l' aspetto onagrocratico, e tutto sommato benefico, svela piani che menti più sottili dissimulano. Sappiamo dove miri Re Lanterna, tre volte vittorioso nella fiera elettorale grazie all' ordigno televisivo che consorterie tarate gli hanno venduto: pretende nello Stato un dominio quale esercitava nell' impero privato (e presumibilmente lo esercita, essendo piuttosto anomala la metamorfosi dei vecchi pirati in asceti); i limiti normativi gli ripugnano; caudatari in divisa o pseudoneutrali chiamano «decisioni» gesti padronali nemmeno pensabili in chiave politica. Gli sta a pennello la definizione crociana (priapismo dell' Io), con una terribile differenza in peius: quel letterato era persona d' intelletto fine, narciso inoffensivo, acuto patologo del fascismo; lui no, ha plagiato parte d' Italia e vuol comandarla tutta, attraverso l' abbassamento dei livelli mentali. Appena rimesso piede al governo, s' è proclamato immune dai processi penali, quindi invulnerabile su ogni episodio passato o futuro, qualunque sia il nomen delicti; i suoi piani escludono futuri rendiconti elettorali pericolosi, ma l' organismo collettivo ha ancora difese immunitarie (Carta, leggi, codici, tribunali, magistratura); e volendole disarmare, blatera d' una giustizia da riformare, l' ultima cosa della quale occuparsi mentre il paese va in malora, affogato nella crisi planetaria, e lui s' ingrassa. Aborre l' azione penale obbligatoria e il pubblico ministero indipendente: lo vuole diretto dal governo; il che significherebbe impunità pro se et suis, con duri colpi all' avversario molesto. Tale l' obiettivo ma l' idea è cruda: gliela contestano anche degli alleati; e i negromanti indicano una via indiretta, meno vistosa, lasciare intatto l' ufficio requirente, affidando le indagini alla polizia, diretta dal potere esecutivo. Quante volte l' ha detto: diventerà avvocato dell' accusa, ridotto alla performance verbale o grafica; cervelli polizieschi investigano e la relativa mano raccoglie le prove (sotto l' occhio governativo). A quel punto sarà innocua la bestia nera. Il tutto sine strepitu: due o tre ritocchi appena visibili; se vi osta l' art. 109 Cost. («l' autorità giudiziaria dispone direttamente» dell' omonima polizia), basta toglierselo dai piedi; l' art. 138 ammette delle revisioni; nelle due Camere se la combina quando vuole, avendo i numeri; e poco male fosse richiesto un referendum confermativo. Nessuno gli resiste nelle tempeste mediatiche. Con tre reti televisive vola sulla luna. Riconsideriamo l' aspetto asinino. Il protocollo 26 novembre 2008 grida quel che Talleyrand e Fouché, molto più fini, terrebbero sub rosa, e lo fa in termini grossolani, ignari dell' elementare grammatica legale. Non è materia disponibile mediante circolari o intese ministeriali. La regolano norme codificate: la documentazione degli atti d' indagine avviene in date forme (art. 373); e sono coperti dal segreto finché «l' imputato non ne possa avere conoscenza» (art. 329); e la polizia deve spogliarsi dei verbali, reperti, notitiae criminis, trasmettendoli al pubblico ministero (art. 357). Secondo le attuali regole, i due confabulanti esigono dei delitti dalla polizia (artt. 326, 379-bis, 621 c. p.). E chi escogita questo serbatoio penale, violabile dagli hackers ma comodo in mano al ministro e servizi segreti? I campioni della privacy, furenti quando, straparlando al telefono, finiscono nella memoria acustica corruttori, corrotti, concussori, pirati societari e simili faune. -
FRANCO CORDERO

postato da pd.montagnola

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