Circolo della Montagnola






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venerdì 21 novembre 2008

DOCUMENTO DEI CRISTIANO SOCIALI DEL LAZIO

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Cristiano Sociali Lazio

IL CONTRIBUTO DEI CRISTIANO SOCIALI DEL LAZIO
PER COSTRUIRE IL PD NELLA NOSTRA REGIONE


Noi Cristiano sociali del Lazio, esprimiamo la nostra preoccupazione per le pause e le incertezze che sta vivendo la formazione del Partito Democratico anche nella nostra Regione.

Abbiamo fortemente voluto la nascita della casa comune dei riformisti, come convergenza delle diverse tradizioni del riformismo italiano in una nuova cultura politica, in un progetto in grado di governare l’Italia nel XXI secolo. E per questo percorso abbiamo lavorato duro, dando un convinto contributo fin dalla nostra nascita nel 1993, quando con Pierre Carniti ed Ermanno Gorrieri abbiamo creduto alla necessità politica di una presenza organizzata dei cristiani nello schieramento allora cosiddetto progressista.
Una storia, dunque, che viene da lontano, fortemente caratterizzata dall’impegno costante su alcune grandi questioni di fondo: l’opzione preferenziale per gli ultimi e per chi non ha voce, l’obiettivo dell’uguaglianza concretamente realizzabile; la laicità delle istituzioni come profilo ineludibile dell’impegno politico dei cristiani, l’eticità della politica, discriminante che non ammette deroghe.

Stiamo invece assistendo ad un percorso dal quale non sta nascendo qualcosa di nuovo. Anzi: sembrano prevalere ancora vecchie derive, dispute e controversie non sempre decifrabili. Vediamo dissiparsi lo spirito unitario e l’entusiasmo che avevano accompagnato l’esperienza dell’Ulivo e si erano poi proiettati nella costruzione del partito nuovo. A tutto discapito della produzione politica e del confronto con chi ci ha dato fiducia.

Siamo sempre più convinti che il PD avrà senso e forza solo se sarà un partito popolare, fondato su un rapporto diretto e quotidiano con le comunità, i cittadini, gli elettori. Se coltiverà la capacità di motivarli a partecipare e a votare sulla base di una condivisione di valori e di progetto. Un partito che faccia ancora della questione morale un proprio carattere irrinunciabile e distintivo. Nonostante tutto, anzi proprio perché sembra essere un tema assai poco spendibile sul piano dei consensi.

Il partito deve inoltre diventare in prima istanza l’occasione privilegiata per quella democrazia partecipativa che progetta per il paese: dirigenti scelti dagli iscritti e non dai notabili; primarie per selezionare le candidature; radicamento popolare. Abbiamo bisogno, anche nella nostra regione, di dare un segno di discontinuità nelle cariche dirigenziali.

Un partito che sappia nell’insieme rielaborare idee, cultura, riflessione. Che abbia lo sguardo lungo di chi progetta dopo aver analizzato, studiato, confrontato proposte senza l’ansia di un immediato riscontro elettorale, ma con la convinzione che il cammino da fare richiede fatica, sforzo, coerenza e costanza.

Come è emerso con forza al nostro VI Convegno nazionale di studi ad Assisi (“I cristiani e le nuove sfide della politica. Democrazia, giustizia, bene comune”, che ha visto la partecipazione di quasi 300 persone fra rappresentanti del movimento e amici), nella vita quotidiana del partito vediamo invece affermarsi una tendenza ad una forte concentrazione di responsabilità sulla leadership nazionale, e insieme l’organizzazione per aggregazioni fortemente personalizzate. È un processo inquietante perché di fatto indebolisce l’unità e la dimensione associativa del partito, la sua leadership e lo stesso processo costituente.

Il PD ha bisogno, a tutti i livelli, di una leadership forte e collegiale insieme, che sappia suscitare e mobilitare energie, coinvolgere a pieno titolo i giovani e le donne, vivendo attraverso le sue proposte e le sue lotte nella società.

È poi necessario che nel Partito aree e posizioni culturali diverse, poiché sono fonte di dibattito vitale, anche come voci di organizzazioni e istanze sociali differenti, quindi di maggiore ricchezza per tutti, trovino un’adeguata presenza fondata non su mere logiche di potere o di appartenenze correntizie, ma sulla feconda opportunità di fare sintesi proficua a partire da un patrimonio di idee e di valori consolidati e riconosciuti nel Paese prima ancora che nel partito.
Solo così saremo capaci di dare un’anima e un’identità al partito che stiamo formando.

Condividiamo quanto è stato già detto e scritto in altre sedi (vedi il Circolo PD di Donna Olimpia), e lo facciamo nostro.
“E’ necessario che la selezione dei gruppi dirigenti e delle candidature passi fin da subito dalla prassi della cooptazione, dal criterio della fedeltà a questo o quel capocordata, dal dibattito pseudopolitico, alla valorizzazione dei meriti e delle competenze in un aperto confronto democratico fra idee e posizioni diverse. E’ necessario a tal fine un patto di lealtà e di collaborazione fra la generazione di dirigenti che ha guidato finora il Partito romano e le nuove generazioni che in questi anni sono cresciute dentro e attorno a esso, tanto nei partiti che, sciogliendosi, gli hanno dato vita quanto in altre forze politiche e nella società civile.
Per realizzare anche a livello romano gli scopi per i quali il PD è stato fondato, è necessario in primo luogo incidere sui processi decisionali e sui modi di formazione dei gruppi dirigenti. Occorre che in entrambi i casi siano coinvolte le strutture di base e che sia favorita la più ampia partecipazione degli aderenti e dei cittadini mediante il ricorso sistematico al metodo delle primarie per la formazione delle candidature alle cariche elettive cui il Partito concorre (quanto meno a quelle monocratiche), come è previsto dallo Statuto ed è stato recentemente ribadito dal Segretario”.
C’è un lavoro lungo da fare.
Allargare la base della partecipazione coinvolgendo iscritti, elettori e cittadini nelle scelte di contenuto e nella selezione della classe dirigente; far diventare praticabili, trasparenti ed effettivamente democratiche le sedi decisionali ad ogni livello; adottare procedure trasparenti di selezione della classe dirigente; coordinare il lavoro dei Circoli con organismi agili e partecipati; prevedere anche a livello locale una Conferenza programmatica in grado di tradurre in scelte politiche strategiche e praticabili, le idee e le proposte che un’ampia consultazione di base sarà capace di avanzare; attivare forme di comunicazione circolare, affinché ciascuno e tutti sappiano cosa sta avvenendo, quale sia il processo avviato e i passi che si vanno susseguendo.
Sono questi i punti su cui noi Cristiano sociali non intendiamo retrocedere nella nostra azione politica. Anzi, pensiamo che siano elementi che possono qualificare l’identità e l’azione del partito e per i quali abbiamo intenzione di spendere ancora le nostre risorse umane e ideali.
Mettendoci a disposizione per il confronto e la discussione. Per rilanciare il Partito e soprattutto ridare al Paese, e alla nostra città, un governo che ponga il bene comune come base di partenza del tessuto civile collettivo che unisce una popolazione.

Il coordinamento regionale del Movimento dei Cristiano Sociali del Lazio
Roma 20 ottobre 2008

postato da pd.montagnola

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