Circolo della Montagnola






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lunedì 23 giugno 2008

RIFLESSIONI SUL PD E SULLE DECISIONI DEL NUOVO GOVERNO

(In continuo giornamento: 20/07/2008)

Nuovi commenti sul PD e sul Governo: vai ai link:

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=77296

http://www.altroconsumo.it/images/21/213083_Attach.pdf

http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/scalfari-fondi-2/spazzatura-governo/spazzatura-governo.html

http://www.corriere.it/editoriali/08_luglio_20/editoriale_robin_tax_giavazzi_41b200fc-562a-11dd-a206-00144f02aabc.shtml

http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/economia/pubb-ammin/fannulloni-geniali/fannulloni-geniali.html

Riceviamo e pubblichiamo:

Ciao a tutti,
siamo Anna Perri e Stefano Tretta, rispettivamente segretario e coordinatore di Segreteria del Circolo PD Pigneto Prenestino (VI Municipio).

In seguito al documento che vi abbiamo mandato in allegato qualche giorno fa, abbiamo ricevuto tanti commenti e suggerimenti da parte di altri coordinatori e punti di riferimento del PD a Roma. A questo punto, ci chiediamo se non sia il caso di iniziare a conoscerci meglio, vederci, fare due chiacchiere sullo stato della costruzione del PD a Roma e far partire un movimento di idee e di iniziativa politica dal basso che rappresenti veramente le esigenze della gente e di chi ha aderito al progetto del Partito Democratico.

A livello regionale, sono state indette le primarie per eleggere il segretario regionale, auspicando che lo strumento delle primarie sia utilizzato anche per eleggere il segretario romano: si prospetta, dunque, un election day per il 30 novembre. E' probabile, quindi, che saranno messe in piedi più candidature e più candidati per costituire l'Assemblea Regionale e Cittadina.
A prescindere dai nomi dei segretari, riteniamo sia essenziale sottolineare che le primarie devono servire a dare voce ai Circoli, a valorizzare le competenze e le nuove generazioni, a rompere gli schemi della vecchia politica e a dare aria e vigore alla costruzione del PD, nel Lazio e a Roma.
Come vogliamo comportarci di fronte alla sfida delle primarie? Che tipo di partito abbiamo in mente? Come scegliere le nuove classi dirigenti? Come legittimarle al meglio? Quale ruolo spetta ai Circoli Territoriali?

Di carne al fuoco ce n'è tanta. Ecco perchè questa richiesta di metterci in rete, vederci, conoscerci, confrontarci, dibattere, tornare a parlare di politica e farlo nelle sedi opportune, ovvero dentro il partito: prima di aspettare ancora mesi per essere convocati dalla dirigenza romana, e magari trovare le decisioni già pronte, è bene che i Circoli in primis si pongano l'obiettivo di indirizzare la costruzione del partito e la selezione delle nuove classi dirigenti, se è vero che siamo noi il motore della costruzione del PD, come ci è riconosciuto da più parti.

Con alcuni di voi abbiamo già parlato: abbiamo fissato la riunione informale, dunque, per GIOVEDI' 24, alle 19.30. L'appuntamento è all'entrata centrale della Festa dell'Unità a Caracalla. Date conferma per mail, venite numerosi, spargete la voce ai Coordinatori che conoscete e fate di tutto per esserci. E' un primo momento informale per familiarizzare e mettere qualche puntino sulle tante domande che ancora sono rimaste inevase.

Per qualsiasi chiarimento o informazione, scriveteci o chiamate al 349 3958915 (Stefano).

Un caro saluto,
Stefano Tretta e Anna Perri
Circolo PD - Pigneto Prenestino

Ci sono state inviate le relazioni di Giancarlo D'Alessandro e Oscar Cosentino realtive al seminario "La sfida del Partito Democratico" promosso dall'associazione Democratici in Rete il 25 giugno al Residence Ripetta, con preghiera di diffusione ai membri consiliari PD degli organi romani. Per leggerle vai al Link:
http://www.farerete.org/

Nessuno lo può giudicare (leggi al link):

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Nessuno-lo-può-giudicare/2033089&ref=hpsp


“Salva l'Italia!”.
S'intitola così la petizione che il Partito Democratico ha promosso e che partirà dal fine settimana per concludersi il 25 ottobre, in occasione della manifestazione nazionale indetta dal partito. La petizione ha al centro due questioni: la difesa delle regole democratiche contro le forzature e le leggi sbagliate del governo; la lotta per far ripartire l'Italia, cominciando da stipendi e pensioni...

Finora hanno firmato in 5282.
Per firmare vai all'indirizzo:

http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/firme.aspx?t=/speciali/salva_italia/home.htm

Invito:
Alla Cortese Attenzione dei Coordinatori dei Circoli Pd di Roma
Da inoltrarre alle Segreterie dei Circoli PD di Roma
e Ai Fondatori Tutti del Pd
Gentilissime Democratiche, Cari Democratici
Vi annunciamo con piacere che per affrontare il tema dello sviluppo futuro del Partito Democratico, Mercoledì 16 p.v., alle ore 17 e 30, presso l'Auditorium di Via Rieti, si terrà un incontro con
Bersani,Tocci,Zingaretti
tema dell'incontro "Roma, Italia, Si riparte".
Vi preghiamo di diffondere il più possibile questo messaggio per una larga partecipazione.


Scelte economiche del nuovo Governo:
osservazioni, critiche e proposte di Tito Boeri (L'Espresso
),
vai all'indirizzo:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Meno-tasse-più-consumi/2032822&ref=hpsp


Il regime mediocratico
(ILVO DIAMANTI - La Repubblica)


Da Silvio Berlusconi a Sabina Guzzanti, passando per Beppe Grillo: il percorso della democrazia italiana sembra essersi compiuto. Oltre la democrazia del pubblico e dell'opinione. Fino alla "mediocrazia".

La definiamo così non per evocare "mediocrità", che per noi è una virtù democratica, quando riassume passioni timide, distacco, moderazione. Intendiamo, in questo modo, echeggiare il potere dei "media". Che hanno imposto alla politica non solo il linguaggio, lo stile: anche le regole e i modelli di organizzazione. Infine, gli attori. Naturalmente, sappiamo che l'intreccio fra media, comunicazione e politica ha una storia lunga e globale, costellata di esempi illustri e per nulla "mediocri". Basti pensare a Ronald Reagan, modesto attore in età giovanile, ma presidente Usa fra i più importanti del dopoguerra. Oppure, a Terminator, al secolo Arnold Schwarzenegger, attuale governatore della California. Però in Italia l'intreccio risulta più stretto che altrove. Si è realizzato in modo tanto rapido che quasi non ce ne siamo resi conto. Era l'inizio dei burrascosi anni Novanta. Dai partiti di massa, ideologici, organizzati, radicati sul territorio si è passati a partiti senza società, organizzati al centro e fragili in periferia. Ma soprattutto: personalizzati, influenzati dalle logiche della comunicazione e del marketing. Una sorta di populismo mediatico, il cui inventore indiscusso e insuperato è Silvio Berlusconi. Creatore di un partito di successo, Forza Italia, ma, al tempo stesso, della seconda Repubblica. Di cui è divenuto il principale riferimento e discrimine ideologico: da accettare o rifiutare. Senza riserve. Padrone del principale gruppo televisivo privato. Ha imposto e "venduto" sul mercato politico se stesso e il proprio partito come un prodotto. La cocacola o il ferrero-rocher. Dopo di lui, la televisione è divenuta il principale luogo di partecipazione e di identità politica.

Ancora oggi, d'altronde, gli elettori di centrodestra preferiscono l'informazione di Mediaset, gli elettori di centrosinistra quella della Rai. Per tradizione e fedeltà. Anche se le differenze fra le reti sono ormai sottili e l'informazione di Mediaset, in alcuni casi, è più di "sinistra" di quella offerta dalla Rai. Non è detto - e, a nostro avviso, non è vero - che la tivù sia il luogo principale - se non l'unico - in cui si formano (peggio: si plasmano) le opinioni degli elettori. Però è una convinzione radicata e condivisa, soprattutto nel ceto politico. Senza distinzione di parte e di partito. Anche nel centrosinistra. Dove i partiti tradizionali, usurati dal punto di vista ideologico e organizzativo, hanno inseguito il modello inventato da Berlusconi, spostando il loro baricentro dal territorio al video, dall'organizzazione alla personalizzazione, dalle ideologie al marketing, dalle idee agli slogan. In pochi anni, diventa spettacolo dove si rappresenta lo spettacolo della politica.

Il centrosinistra, in questa scena, si è tuffato a capofitto. Sconta il problema iniziale dell'inesperienza. Ma si è abituato in fretta, affollando ogni rete e ogni programma. A ogni ora. Da "Uno Mattina" alle "Notti" di Vespa e Mentana. La competenza del sistema comunicativo è, quindi, divenuta un requisito importante per la carriera politica. Non a caso i consiglieri più influenti di Berlusconi sono due professionisti del sistema mediatico: Gianni Letta e Giuliano Ferrara. Anche il centrosinistra si è rivolto all'ambiente del giornalismo televisivo, da cui ha selezionato, con alterno successo, parlamentari italiani ed europei, ma anche sindaci e governatori.

L'immagine e la confidenza mediatica hanno pesato anche nella scelta del candidato premier. Anche per queste ragioni Rutelli nel 2001 e lo stesso Veltroni nel 2008 sono stati chiamati a sfidare Berlusconi. Certo, entrambi politici di (medio o) lungo corso, provenivano da un'esperienza amministrativa di successo, come sindaci di Roma. Veltroni, inoltre, è segretario del Pd, votato alle primarie da milioni di elettori. Tuttavia, in entrambi i casi, la capacità di comunicare ha contribuito in misura importante alla loro scelta.

La parabola della mediocrazia, a sinistra, è precipitata negli ultimi anni, con lo sconfinamento dei comici e degli attori satirici: dai teatri e dagli schermi alle piazze. Da attori di satira ad attori politici, tout-court. È il caso di Sabina Guzzanti, esploso in occasione della recente manifestazione dei girotondi, a Piazza Navona. Di cui è stata protagonista assoluta. Insieme a Beppe Grillo, leader di un movimento d'opinione, che ha assunto misure di massa e attraversa tutti i partiti. L'ascesa politica dei comici e dei satirici, a sinistra, ha diverse ragioni. Vi ha contribuito, per primo, Silvio Berlusconi, che li ha indicati - e legittimati - come "nemici". Decretandone, in alcuni casi, l'espulsione dai media. Ma gli attori satirici sono divenuti leader politici soprattutto perché trascinati dalla deriva mediatica del centrosinistra. D'altronde, sul piano della comunicazione, in tivù ma anche nelle manifestazione pubbliche, Pecoraro Scanio, Diliberto o Franceschini come possono competere con Sabina Guzzanti? O con protagonisti della scena teatrale come Moni Ovadia, il nobel Dario Fo o Franca Rame (peraltro, già parlamentare)? Per non parlare di Beppe Grillo. Non c'è partita. C'è, infine, la difficoltà di fare opposizione. Visto che la sinistra radicale è scomparsa e quella riformista appare fin troppo timida. Allora le piazze si trasformano in teatri dove si rappresenta lo spettacolo dell'opposizione "indignata". Perché questi sanno (e debbono) fare i comici e i protagonisti della satira. Scrutare e denunciare i vizi della politica. Del nemico e - a maggior ragione - dei presunti amici.

Per questo a Piazza Navona, martedì scorso, non poteva andare diversamente. Sabina Guzzanti e Beppe Grillo sanno suonare le corde del sentimento e del risentimento popolare. Sanno fare scandalo e notizia. Interpretare al meglio lo spettacolo dell'indignazione. Altro che Di Pietro e Furio Colombo. Tuttavia non si tratta solo e semplicemente di satira, come pretenderebbero alcuni fra gli organizzatori e fra i leader (sedicenti) politici (veri) presenti alla manifestazione. Troppo semplice. Troppo facile. Lo ha chiarito bene Sabina Guzzanti, nella lettera inviata al Corriere della Sera: "Chiunque parli a un pubblico fa politica". Non solo, ma "il discorso di un comico può essere molto più politico di quello di un politico". Ha ragione. È il suo intervento ad aver impresso il segno politico alla manifestazione di Piazza Navona. È lei la protagonista di quell'avvenimento.

Nella mediocrazia, d'altronde, il centro della scena è, inevitabilmente, occupato dai "mediocrati". Con effetti spiacevoli e sfavorevoli per le componenti riformiste del centrosinistra. 1) Perché la buona satira non è riformista, ma rivoluzionaria. Non accetta la mediazione: è intransigente e, oggi, antipolitica. Ma l'antipolitica scoraggia e delude soprattutto gli elettori di sinistra. 2) Perché fra Berlusconi, Grillo e la Guzzanti; fra Berlusconi, Veltroni e Rutelli: in un regime mediocratico, non c'è partita. Il primo è il padrone, l'impresario. Gli altri: attori o apprendisti. D'altronde, nell'era della "democrazia del pubblico", l'unico a battere Berlusconi, per due volte - o meglio: una volta e mezza - è stato Romano Prodi. Anticomunicativo e antitelevisivo. Perché i media, l'immagine, la tivù, in politica, contano, ma non sono tutto. C'è bisogno d'altro. Presenza nella società, organizzazione. Identità. Speranza. Ma questa sinistra, divisa fra coraggiosi e indignati, fra dialogo senza opposizione e opposizione senza dialogo: rischia di rimanere solo senza speranza.

(13 luglio 2008)

Un disegno perverso e autoritario
(EUGENIO SCALFARI - La Repubblica)


E' NECESSARIO parlare di giustizia, della legge Ghedini-Alfano in via di velocissima approvazione, dell'emendamento blocca-processi e del suo auspicato smantellamento, del divieto ai giornali di riferire notizie sulla fase inquirente delle inchieste giudiziarie. È necessario ribadire con forza, come ha fatto Ezio Mauro nel suo articolo di venerdì, la vergogna d'una strategia dominata dall'ossessione del "premier" di evitare a tutti i costi e con tutti i mezzi la celebrazione di un processo a suo carico per un reato assai grave (corruzione di magistrati) che non rientra nelle sue funzioni ministeriali; un reato infamante di diritto comune sottratto all'accertamento giurisdizionale con un grave "vulnus" dell'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.

Tutto ciò è necessario e bene ha fatto il Partito Democratico ad opporsi con fermezza al complesso di questi atti legislativi, inaccettabili sia nel merito sia nelle procedure e nella tempistica che li hanno caratterizzati. Ma c'è un aspetto della situazione ancora più grave perché va al di là del caso specifico della denegata giustizia riguardante Silvio Berlusconi. E riguarda il mutamento in corso della Costituzione materiale.

Si sta infatti verificando dopo appena due mesi dall'insediamento del governo un massiccio spostamento di potere verso la figura del "premier" e del governo da lui guidato, un'intimidazione crescente nei confronti della magistratura inquirente e giudicante, una vera e propria confisca del controllo parlamentare di cui gli attori principali sono gli stessi presidenti delle due assemblee e la maggioranza parlamentare nel suo complesso. Non si era mai visto nei sessant'anni di storia repubblicana un Parlamento così prono di fronte al potere esecutivo che dovrebbe essere sottoposto al suo controllo.

Le Camere si sono di fatto trasformate in anticamere del governo, i loro presidenti hanno accettato senza fiatare che decreti firmati dal capo dello Stato per ragioni di urgenza fossero manomessi da emendamenti indecenti e non pertinenti, disegni di legge dei quali il capo dello Stato aveva rifiutato la decretazione per evidente mancanza dei presupposti di urgenza sono stati votati in quarantott'ore invertendo l'ordine dei lavori e l'intera agenda parlamentare.

Lo ripeto: qui non emerge soltanto l'ossessione dell'imputato Berlusconi, emerge un mutamento profondo ed estremamente pericoloso della Costituzione materiale della Repubblica, che avvia la democrazia italiana verso forme autoritarie, affievolisce l'indipendenza e lo spazio operativo dei contropoteri, mette in gioco gli istituti di garanzia a cominciare da quello essenziale della Presidenza della Repubblica.

Siamo entrati in una fase politica dominata dall'urgenza, qualche volta reale ma assai più spesso inventata e suscitata artificialmente. L'urgenza diventa emergenza, l'emergenza diventa eccezionalità. Il governo opera come se ci trovassimo in condizioni di stato d'assedio o in presenza di enormi calamità naturali; i decreti si susseguono; i testi dei provvedimenti finanziari sono approvati in nove minuti senza che nessuno dei componenti del governo ne abbia preso visione; la velocità diventa un valore in sé indipendentemente dal merito; la schedatura dei "rom" e dei loro bambini deve essere eseguita a passo di carica; tremila militari debbono affiancare trecentomila poliziotti e carabinieri per dare ai cittadini la sensazione di una minaccia incombente ed enorme e al tempo stesso la rassicurazione dell'intervento dell'Esercito per dominarla.

Questo sta avvenendo sotto gli occhi d'una pubblica opinione sbalordita, ricattata da paure inconcrete e invelenita dall'antipolitica dilagante che provvede ad infiacchirne la responsabilità sociale e il sentimento morale.

* * *

È pur vero che nell'era globale gli enti depositari a vari livelli di poteri sovrani debbono poter decidere con appropriata rapidità. La rapidità è diventata addirittura uno dei requisiti di merito delle decisioni poiché la lentocrazia non si addice alla dimensione globale dei problemi. A livello locale, nazionale, continentale, imperiale, la rapidità rappresenta un valore in sé che comporta un'autorità centralizzata ed efficiente. Il paradigma più calzante di questa forma post-moderna di democrazia presidenziale è fornito dagli Stati Uniti, dove il Presidente, direttamente eletto, fruisce di strumenti di alta sovranità e d'un apparato amministrativo che a lui direttamente si rapporta. La democrazia presidenziale cesserebbe tuttavia di esser tale se non fosse collocata in uno stato di diritto fondato sull'esistenza di poteri plurimi reciprocamente bilanciati. Il primo di tali poteri bilanciati è l'autonomia degli Stati dell'Unione, che delimita territorialmente la competenza federale.

Il secondo è il Congresso e in particolare il Senato dove il legame elettorale dei senatori con i cittadini dello Stato in cui sono stati eletti è nettamente superiore al legame verso il partito di appartenenza: partiti liquidi che hanno piuttosto le sembianze di comitati elettorali finalizzati alla selezione dei candidati piuttosto che alla custodia di ideologie e discipline partitocratiche. In queste condizioni i membri del Congresso e le sue potenti commissioni rappresentano un "countervailing power" di particolare efficacia sia nell'ambito finanziario sia nella nomina di tutti i dirigenti dell'amministrazione federale sia nei poteri d'inchiesta e di controllo che non sono affievoliti dalla labile appartenenza ai partiti.

Il terzo potere risiede nella Suprema Corte che agisce sulla base dei ricorsi intervenendo sulla giurisdizione e sulla costituzionalità.

Il quarto potere è quello della libera stampa, nella quale nessun altro potere ha mai chiesto restrizioni e vincoli speciali a tutela di istituzioni e di pubbliche personalità. Giornali e giornalisti incorrono, come tutti, nei reati contemplati dalle leggi ma non esiste alcun limite alla stampa di pubblicare notizie su qualunque argomento e qualunque persona, tanto più se si tratti di personaggi pubblici, della loro attività pubblica e dei loro comportamenti privati e privatissimi.

Questo è nelle sue grandi linee il quadro complesso della democrazia presidenziale, ulteriormente arricchito dalla pluralità delle Chiese e dalla libertà religiosa che ne consegue. Non si tratta certo d'un modello statico né di un modello privo di storture, di vizi, di grandi e grandissime magagne; tanto meno di una società ideale da imitare in tutto e per tutto. Ma configura un punto di riferimento importante nell'evoluzione di un centralismo democratico nell'ambito dello Stato di diritto e della separazione bilanciata dei poteri e dei contropoteri. Nulla di simile alla nuova Costituzione materiale verso la quale si sta involvendo la situazione italiana.

* * *

Sbaglierebbe di grosso chi ritenesse che l'involuzione del nostro sistema verso istituzioni di democrazia deformata risparmi l'economia. In realtà essa è la più esposta alle intemperie dell'interventismo pubblico e delle cosiddette politiche creative e immaginose delle quali abbiamo già fatto tristissima esperienza nel quinquennio tremontiano 2001-2006. Quelle politiche sono ritornate all'opera in un quadro internazionale ancor più complesso e preoccupante.

L'esempio che desta maggior allarme è fornito dal caso Alitalia del quale abbiamo più volte parlato e che ora sembra delinearsi in tutta la sua gravità. A quanto risulta dalle più attendibili indiscrezioni fatte filtrare direttamente dall'"advisor" Banca Intesa, si procede verso la formazione di una "nuova Alitalia" che potrebbe utilizzare l'80 per cento delle rotte di volo sul territorio nazionale e del personale di volo e di terra necessario all'esercizio di questa attività. La proprietà della nuova compagnia sarebbe interamente privata e nazionale. Essa non avrebbe più alcun debito poiché debiti, perdite, esuberi di personale sarebbero interamente trasferiti ad una "bad company" o "vecchia Alitalia" che dir si voglia, di proprietà pubblica, avviata alla liquidazione con tutti gli oneri conseguenti.

In uno schema di questo genere il maggior beneficiario è rappresentato dai proprietari di Air One, società sostanzialmente fallita che scaricherebbe i suoi debiti e le sue perdite nella "bad company" e percepirebbe quote azionarie della "new company": un salvataggio in piena regola a carico del danaro pubblico. Molti altri aspetti assai dubitabili si intravedono in questo progetto, lo sbocco del quale sarebbe una compagnia regionale del tipo della Sabena o della Swiss Air, risorte sulle ceneri di un fallimento per servire un mercato poco più che regionale. Se questo accadrà, l'opinione pubblica e i dipendenti di Alitalia avranno modo di misurare il danno che la sconsiderata condotta di Berlusconi-Tremonti ha procurato al Paese affondando la trattativa con Air France senza alcun piano alternativo e agitando lo specchietto per allodole della Compagnia di bandiera.

* * *

Tiene ancora banco la disputa tra Tremonti e Draghi sulla "Robin Hood Tax". Nella recente riunione dell'Abi (Associazione bancaria italiana) il ministro e il governatore erano entrambi presenti e parlanti. I giornali hanno riferito in dettaglio lo scontro - peraltro assai sorvegliato nelle forme - che si è verificato tra i due, col governatore che ha battuto sulla necessità di evitare che la "Robin Tax" si traduca in un aggravio dei costi dell'energia e dell'attività bancaria e il ministro che difendeva la sua figura di difensore dei ceti deboli e di severo tassatore dei profitti speculativi. "Prima si tassavano gli operai che non potevano certo trasferire su altri le loro imposte" ha detto ad un certo punto il ministro dell'Economia guardandosi fieramente intorno come gli capita di fare quando pensa d'aver inferto un colpo dritto al petto dell'avversario.

Prima si tassavano gli operai. I lavoratori dipendenti. Certo, è così. È stato sempre così perché i lavoratori dipendenti sono stati la sola categoria sociale che ha pagato le tasse per intero, salvo dover accettare d'immergersi nel precariato del lavoro nero con tutto ciò che ne consegue sia sul piano salariale sia sulle protezioni antinfortunistiche e le provvidenze sociali. Prima si tassavano gli operai. Perché il ministro usa l'imperfetto storico? Ora non si tassano più? Al contrario: ora si tassano ancora più di prima. Basta scorrere le cifre uscite dall'Istat appena due giorni fa.

Il peso dell'Irpef è in aumento e, all'interno del gettito dell'imposta personale, è in aumento l'onere dei lavoratori in genere e di quelli dipendenti in particolare. Prima si tassavano? Mai come adesso sono tassati, onorevole Tremonti ed è proprio lei a farlo. Perciò non usi l'imperfetto storico perché il tema è terribilmente presente (e futuro).

* * *

Lo stesso Tremonti ha presentato nei giorni scorsi a Bruxelles il suo documento sull'importanza della speculazione nell'aumento dei prezzi dell'energia e delle "commodities". Avrebbe dovuto essere, nelle aspettative del ministro e dei tanti giornali che gli fanno coro, una sorta di marcia trionfale. Invece è stato un flop né poteva essere altrimenti per le tante ragioni che abbiamo elencato domenica scorsa. Le autorità europee hanno cortesemente messo in dubbio che l'aumento dei prezzi derivi dalla speculazione (la stessa osservazione ha fatto Draghi nella riunione dell'Abi sopra ricordata), hanno messo in dubbio che si possa dimostrare una collusione tra operatori e infine hanno messo in dubbio che l'Europa abbia strumenti adeguati per intervenire sul mercato delle "commodities" e del petrolio che si svolge per la maggior parte su piazze extraeuropee.

Questa storia della speculazione peste del secolo è un modo come un altro di suscitare un nemico esterno immaginario e distrarre l'attenzione da realtà assai più rilevanti e preoccupanti. Così il governo affronterà un durissimo autunno. Ora anche la Marcegaglia è "estremamente preoccupata" dal calo di produzione industriale dello scorso maggio e di quanto ancora si prevede per giugno e per i mesi successivi. Ma non lo sapeva, non lo prevedeva, non era nei segnali delle sue antenne, gentile presidente di Confindustria? Il clima era buono fino a un paio di settimane fa, diceva lei. Dunque una brutta sorpresa, un fulmine a ciel sereno? Stia più attenta, signora Marcegaglia: questa è roba seria e non ci si può impunemente distrarre.

(13 luglio 2008)

(Riflessioni di un cittadino indignato : in continuo aggiornamento, 04/07/08)

Insicurezza percepita che si traduce in voglia di decisionismo. Nove minuti per prendere più di 100 decisioni: il capolavoro mediatico del berlusconismo. La gente ammira, ha trovato un nuovo santo Protettore … Non importa se molte di queste decisioni si riveleranno eccezionali bufale … Questo modo di governare ci fa diventare un po’ massimalisti, un po’ giustizialisti, un po’ “giratondini”, comunque decisi a chiarire le “furbate” di questo Governo.

Le bufale del PDL

Il dialogo fra maggioranza e opposizione non è venuto meno per colpa di quest'ultima, ma perchè i soliti conflitti di interessi di Berlusconi, tv e giustizia, irrompono puntualmente nell'agenda politica con assoluta priorità, minando le azioni e la credibilità del capo del Governo.
Oggi le emergenze non sono più la sicurezza, i rifiuti, i salari bassi, l'Alitalia, come promesso in campagna elettorale, ma bloccare i processi e proteggere dalla magistratura le alte cariche dello stato.Ancora un volta il PDL ha dimostrato di voler privilegiare gli interessi del proprio capo, ha mentito in campagna elettorale, prendendo in giro i cittadini di questo paese.
Gli ultimi avvenimenti (pubblicazione da parte dell'Espresso delle intercettazioni su Saccà) rivelano ancora una volta la natura del Capo del Governo, i suoi metodi e di che pasta sono fatti gli uomini che lo circondano, ma dimostrano quanto sia dannoso e deleterio questo continuo conflitto.

Le bufale di Tremonti:

1) Tassa sui petrolieri che toglie ai ricchi per dare ai poveri
Proposta molto accattivante, ma bassamente demagogica in quanto questa tassa colpirà soprattutto la distribuzione , ma finirà per gravare sulle famiglie con l’aumento dei prezzi del carburante e dell’energia elettrica. Tremonti lo sa e aggiunge una norma che dovrebbe impedire questa situazione, ma in pratica, non essendo il mercato energetico ( prezzi) regolamentato, questo divieto è carta straccia! Meno della metà di queste entrate andrà ai più poveri, tramite carte prepagate (è l’ideologia della compassione che s’inventa una tessera di povertà e che decreta che non tutti i cittadini saranno d’ora in poi uguali nelle opportunità sociali). Non si sa l’identità dei beneficiari (e quindi la quantità), ma l’incertezza forse è voluta per poter contenere l’esborso e destinarlo ad altri fini.
In ogni caso una proposta più seria e meno propagandistica poteva essere quella di destinare ai redditi più bassi una parte dei ricavi (due miliardi) che lo Stato incassa dall’Eni, sotto forma di Dividendi, per l’aumento del prezzo del petrolio
Infine ogni tassa straordinaria da l’dea di un fisco arbitrario e illiberale a uso e consumo del politico di turno: In poche parole Tremonti non è Robin Hood, ma il suo acerrimo nemico, lo sceriffo di Nottingham.
2) Stabilisce l’Inflazione programmata 2008 all’1,7% (quella reale è 3,6%, oltre il 5% per gli acquisti più frequenti)
Si utilizza la legge che dal 1993 regola gli aumenti salariali , ma essendo in questo caso abbondantemente al di sotto dell’inflazione reale, il rischio è di ridurre ulteriormente il poter di acquisto dei lavoratori e dei pensionati. Il Governo, Confindustria e i sindacati trovino un altro modello contrattuale!

Le bufale di Scajola:

1)E’ facile rilanciare il nucleare senza discutere e approfondire, ma lo è molto meno indicare, in linea di massima, i siti interessati . Si fa del tutto per non interrompere la luna di miele!

Le bufale di La Russa:

1) I soldati nelle strade. Le nostre forze dell’ordine sono circa 350.000. Le più numerose della UE. Il contributo dei soldati sarà circa dell’0,80% : non si affronta così un ‘ emergenza. I militari serviranno soprattutto per motivi di immagine e propaganda!

Le bufale di Alemanno e Berlusconi:

L'agenzia internazionale S&P:"Nono esistono buchi nascosti nel Comune di Roma"
Veltroni: "Buco di Roma: bufala mediatica e politica; A Roma il debito è cresciuto dal 2001 al 2007 del 14,4%, a Milano del 18,2%. Il debito per abitante a Roma è di 2540 euro, a Milano 2840".

Le bufale di Berlusconi (aggiornato al 04/07/08):

1) Si è inventato un ministro ombra, Alfano, per coprire le trovate interessate del suo penalista e azzeccagarbugli Ghedini, vero ministro della Giustizia
2) Ha rispolverato come ministri la pattuglia dei reduci del decisionismo craxiano (Tremonti, Brunetta, Sacconi (è di ieri il suo “vaffa” alla platea Cisl), Frattini) per manipolare e pescare nelle incertezze del centrosinistra. Sono politici eclettici e spregiudicati e se necessario ricorreranno al loro cavallo di battaglia degli anni 80: l’aumento del debito pubblico
3) Selezionando e riducendo drasticamente le intercettazioni e i processi impedisce ai cittadini di conoscere e alla magistratura di processare i suoi eventuali poco dignitosi coinvolgimenti e, fra gli altri, quelli degli alti responsabili delle inefficienze e degli sperperi della Pubblica Amministrazione (che saranno tutti addossati ai “fannuloni” di Brunetta). Inoltre i processi per molti reati (stupro, usura,rapine,...) che prima delle elezioni venivano considerati pericolosi per la sicurezza dei cittadini ora vengono sospesi: di fatto si crea un indulto mascherato.
Impegnato com'è a rifilare attricette un pò scarse alla concorrenza (leggi Rai), a promuovere come ministri persone incapaci (emanano provvedimenti sotto dettatura), privilegia i suoi interessi e trascura quelli del paese (salari, famiglie, tasse, sicurezza, sprechi,...) che aveva messo al primo posto in campagna elettorale. Ora sembra che a preoccuparlo siano le rivelazioni sulle sue capacità seduttorie e le tresche con qualche sua ministra; e così s'inventa ricatti e decreti d'urgenza per coprire la sua ansia d'inpunità e la sua paura di perdere la fama di grande seduttore che ha contribuito a creare anche i suoi successi politici.

La reazione dell’opinione pubblica a questo modo di governare è sempre più debole: il Governo continua a godere di un consenso molto elevato. In quest’ultimi decenni il populismo berlusconiano , attraverso i suoi molteplici strumenti, ha seminato bene e ormai ha invaso la maggior parte di questo paese (ci sono segni di cedimento anche nelle regioni centrali). La società civile da pochi segni di vitalità. La maggior parte dei media non di proprietà è tiepida,se non complice.

Occorre una partecipazione che si traduce in idee e azioni molto forti. Visibili e frequenti. Il PD la smetta con le faide interne! Scelga cosa accettare e cosa respingere delle proposte del governo, proponga programmi e progetti alternativi credibili, basati sull’efficienza e l’equità. Solo così possiamo sperare di svegliare l’opinione pubblica veramente democratica da questo torpore!

Vincenzo P.

postato da pd.montagnola

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