RASSEGNA STAMPA : UN ARTICOLO AL GIORNO
Elezioni, cinque buoni motivi
per consolarsi della sconfitta
(Ilvo Diamanti - La Repubblica)
Le elezioni suscitano sempre sentimenti opposti, specie in Italia, dove è diffuso il senso di sfiducia reciproco, in base alle appartenenze politiche (e non solo quelle).
Così, dopo ogni consultazione, a seconda del risultato, c'è sempre qualcuno che si prepara alla resistenza oppure alla rivincita. Non importa la posizione sociale. Anche l'uomo della strada è talmente coinvolto che si sente "resistente" oppure "rivendicativo", attraverso l'identificazione nel partito o nel leader di riferimento. Magari, in senso op-positivo, se non positivo. Gli sconfitti, in particolare. Per cui, oggi, gli elettori dei partiti di sinistra si sentono orfani, quelli del Pd delusi. Quelli dell'Udc, più che al centro: presi in mezzo. Quelli che non hanno votato per protesta o per disagio: incazzati. Esattamente come prima.
Tutti si apprestano ad affrontare un lungo inverno. Inquieti e insofferenti. Dovrebbero considerare alcuni motivi di consolazione. Che riguardano, a volte, settori sociali estesi. Altre volte, gruppi limitati oppure singole persone.
1) Gli elettori di partiti di centrosinistra e di sinistra, finalmente, potranno coltivare ed esprimere la propria sfiducia, la propria insoddisfazione senza remore e senza sensi di colpa. Senza sentirsi, in parte, colpevoli e colpevolizzati per aver contribuito a delegittimare il governo della loro parte. O, peggio, per aver fatto "il gioco di Berlusconi". Da oggi, dunque, se "piove, governo ladro". Senza dubbi né esitazioni.
2) Il dilemma dell'asino di Buridano che, da sempre, lacera (letteralmente) il centrosinistra, per un poco, almeno, sarà meno lacerante. Ci riferiamo all'abitudine - frustrante -di invocare, alternativamente, la ragione liberal-liberista, oppure quella social-laburista, a seconda dei momenti. Visto che nel centrosinistra italiano, il linguaggio lib-lab risulta difficilmente utilizzabile e utilizzato. O lib o lab. L'uno o l'altro. Piuttosto, l'uno contro l'altro. Senza compromessi
Da oggi, almeno per qualche tempo, sarà possibile sanare questa contraddizione. I riformisti non dovranno prendersela con i massimalisti (scomparsi letteralmente). I "radicali" non si dovranno più lamentare dei "moderati". Ciascuno a casa propria. Anzi: alcuni (la sinistra radicale) fuori casa.
Questo duplice orientamento, al contrario, tornerà utile, come metodo critico verso l'avversario che governa. Il Centrodestra, Rovesciandogli addosso, a seconda dei casi, accuse di liberismo o laburismo; globalismo o protezionismo; interesse privato oppure indulgenza pubblica.
3) Un altro vantaggio della sconfitta - sicuramente il più benefico per il sistema politico e per le istituzioni - è la semplificazione dell'offerta politica. Ma, soprattutto, la dissoluzione dei "partiti individuali", emersi nel corso della scorsa, breve legislatura. Determinanti ai fini del governo Prodi, ma fattore di ingovernabilità. Soggetti politici, perlopiù, inesistenti sul piano sociale e politico. Partiti individuali senatoriali. Il cui peso, cioè, era dettato dal totale equilibrio di forze che caratterizzava il Senato. E impediva l'effettiva possibilità di decidere, per il governo. L'ascolto, l'attenzione, il potere di cui hanno goduto Pallaro, Dini, De Gregorio. E, ancora, Rossi e Turigliatto. Sono destinati a svanire. Di alcuni di essi ci dimenticheremo. Senza nostalgia.
4) I senatori a vita smetteranno di essere aggrediti perché esercitano le loro prerogative. Cioè: votano. Al loro voto, in questa legislatura, faranno caso in pochi. Rita Levi Montalcini, finalmente, potrà riposare. Pensare a se stessa. Troppo spesso dal suo voto è dipesa la sorte della maggioranza. Da oggi, per fortuna, ogni tanto potrà restarsene a casa; oppure recarsi altrove; partecipare a un convegno; ritirare un riconoscimento. Come non le capitava da due anni.
5) Anche Romano Prodi tirerà il fiato. Sta chiudendo il suo mandato e si prepara a partire, cercando di non dare nell'occhio. Quasi scusandosi della propria presenza. Come avesse fatto qualcosa di male. Come se non fosse l'inventore dell'Ulivo e del Pd. Quello che ha battuto Berlusconi una volta e mezzo. Da domani non farà più da capro espiatorio di ogni problema. Di ogni crisi. Non farà più da parafulmine alla sfiducia e alla delusione. Il puntaspilli degli esorcismi di avversari e di alcuni amici. A Berlusconi, crediamo, mancherà assai presto. Più avanti, molti italiani lo rivaluteranno. Siamo pronti a scommetterci.
Aggrediti dalla depressione, gli elettori di sinistra e di centrosinistra, non avranno più bisogno di dissimulare il loro sentimento. Da ora, si tratterà di un problema per chi governa. Fra un po', cominceranno ad apprezzare le virtù consolatorie della sconfitta; della condizione minoritaria. Dopo due anni di "vita spericolata" (e ansiogena) si dedicheranno a una "vita tranquilla".
A meno che non vogliano davvero cambiare orientamento. Fare sul serio. Esercitare un'opposizione responsabile e "costruttiva". Suggerire, proporre, controllare. Partecipare, comunque. Condividere. Come in una "normale" democrazia competitiva, dove ciascuno cerca di vincere, di battere l'altro. Ma, poi, tutti remano nella stessa direzione. Comunque, immaginiamo che, anche prima di affrontare questa prospettiva, si prenderanno una pausa. Di riposo, più che di riflessione. Una vacanza. Perché, dopo due anni stressanti e faticosi come questi, diventare "normali" da subito: sarebbe troppo.
(24 aprile 2008)
postato da pd.montagnola