Circolo della Montagnola






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domenica 16 marzo 2008

RASSEGNA STAMPA : UN ARTICOLO AL GIORNO

(Edmondo Berselli - L'Espresso)

Tremonti Stranamore


Nel suo ultimo saggio l'ex ministro avvisa: è finita l'età dell'oro. E ipotizza dazi e barriere doganali. E il liberismo?


Lo sanno anche i bambini che a pensar male si fa peccato. È il primo pensiero che affiora nell'aprire il nuovo libro di Giulio Tremonti, possibile futuro ministro del Pdl, nel caso non proprio scontatissimo che Silvio Berlusconi vinca le elezioni e riesca a fare un governo. Il saggio di Tremonti s’intitola 'La paura e la speranza'. Per capire il clima di queste pagine basta il primo capoverso: "È finita in Europa l'età dell'oro". È finita la fiaba del progresso continuo e gratuito. La fiaba della globalizzazione, la "cornucopia del XXI secolo. Una fiaba che pure ci era stata così ben raccontata. Il tempo che sta arrivando è un tempo di ferro".

A pensare male si fa peccato, lo diceva anche Giulio Andreotti. Ma intanto viene da chiedersi se non ci troviamo davanti a una contraddizione. Un dilemma. Anzi, un dilemmone avvolto in un enigma. Perché si vorrebbe capire qual è la visione offerta dal Popolo della libertà. Nel senso che Berlusconi è sempre stato l'uomo delle visioni e delle televisioni, del miracolo, del 'sogno'. Todos caballeros! Non si paga! Meno tasse per tutti! E adesso invece c'è un guastafeste, un ex professorino pessimista, che parla dei tempi grigi e dei giorni bui che ci attendono. Il dottor Stranamore che al posto dell'arma nucleare detiene la crisi globale. Il quale si oppone all'ultima ideologia, il "mercatismo", ventilando dazi, ipotizzando barriere doganali contro il dumping sociale delle economie asiatiche, prevedendo crisi epocali e progettando di bloccare il processo di globalizzazione.

E allora c'è qualcosa che non va. Non si capisce per quale motivo un elettore né di qua né di là, abituato a votare con il portafogli più che con il cuore, dovrebbe scegliere una Cassandra che gli promette avvenimenti funesti. Lo stesso cavalier Berlusconi ha annunciato provvedimenti "impopolari". Ohibò, ma allora è il mondo alla rovescia, come nel carnevale, solo che qui il carnevale diviene quaresima.


Sono rimasti molto sorpresi i liberal-liberisti del centrodestra, che pensavano di poter vivere fra poco nel migliore dei mercati possibili. Il severo professor Francesco Giavazzi ha criticato. Il professor Angelo Panebianco si è dichiarato "non d'accordo". Anche il professor Renato Brunetta ha detto che parlare di dazi, be', non è il caso. Il liberalissimo atque chiarissimo professor Dario Antiseri ha ribadito che il protezionismo non lo convince. E il rigoroso presidente della liberista Adam Smith Society, Alessandro De Nicola, ha condannato: "Da sessantottino che era in gioventù, Tremonti è diventato un conservatore ottocentesco. Assomiglia a certi aristocratici inglesi, che consideravano la rivoluzione industriale una sciagura". Infine, di fronte alle ricette di Tremonti sulla riscoperta dei valori, l'austero professor Gian Enrico Rusconi ha sentenziato: "I valori spirituali e morali sono l'ultima risorsa retorica alla quale si ricorre quando non si sa più che cosa dire".

Si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. E per pensare male fino in fondo bisogna risalire alle origini della confluenza tra Forza Italia e An. Che ha dato luogo a un transpartito, a un partito ermafrodita, che mette insieme l'istinto liberal-privatista di Berlusconi con la cultura nazionalcorporativa del partito di Gianfranco Fini. Che cosa vuole allora il Pdl? Liberalizzare o proteggere? Puntare sul mercato o sulla rendita? Perché ha pensato di mettere in lista il capo dei tassisti romani Loreno Bittarelli, il più accanito oppositore della liberalizzazione di Bersani?

A meno che, a pensar male. A meno che il Pdl non abbia l'intenzione magica di applicare selettivamente il liberismo e il protezionismo. Per esempio, essere protezionista con il proprio elettorato, con le categorie, i clan, le tribù, i privilegi, le rendite, le tariffe dei professionisti tutelati dall'assenza di concorrenza. E invece di essere spregiudicatamente liberalizzatore nei confronti del lavoro dipendente, privato e pubblico, dove si annida il voto a sinistra. In questo caso, ecco fatto il gioco di prestigio.

Berlusconi non promette più miracoli, ma difenderà gli interessi.

Insomma, tanto rumore per poco. Il petrolio, le materie prime, la fine dell'età dell'oro. La paura e la speranza. Le sette parole d'ordine tremontiane (valori, famiglia, identità, autorità, ordine, responsabilità, federalismo). Se a pensare male si fa peccato, ma si va vicini alla realtà, viene da pensare, malissimo, che il programma massimo del Pdl è la lotta di classe praticata con altri mezzi. Rappresentata simbolicamente dall'ombrello di Altan, con qualcuno che lo mette in quel posto, l'ombrello, a qualcun altro.

Ci si azzecca, ci si azzecca.

postato da pd.montagnola

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