RASSEGNA STAMPA : UN ARTICOLO AL GIORNO
IL "PRIMATO DEL FARE"E L'ANARCHIA SUI VALORI (Famiglia Cristiana)
C'è una trappola nella quale non bisogna assolutamente finire impigliati durante la campagna elettorale, cioè che esista una geopolitica dei valori. Se ne discute giustamente nel Partito democratico per evitare pasticci "in salsa pannelliana", come abbiamo scritto la scorsa settimana dando conto di alcune nostre preoccupazioni.
Il dibattito è andato avanti per giorni e Walter Veltroni ci ha risposto in una lettera che pubblichiamo a pagina 21. Ma ci piacerebbe che se ne discutesse anche nel Popolo della libertà, dove si ritiene che i valori eticamente sensibili siano una dote acquisita, una sorta di lascito ottenuto per sorteggio da parte degli italiani. Silvio Berlusconi ha definito il suo partito "monarchico" (crediamo per via della potenza del leader) e insieme "anarchico", nel senso che non ha una posizione ufficiale su molti temi di rilevanza etica e che lascia tutto alla libertà di coscienza dei singoli.
Il "primato del fare" è riuscito a prevalere su quello del "pensare", soprattutto in riferimento ai valori e ai temi etici sensibili. E non se ne discute affatto (o poco) perché l’unico vento da assecondare per tenere la rotta è la potente parola del capo (ma sulla legge 40 sulla procreazione assistita Gianfranco Fini è andato per suo conto). La teoria dell’"anarchia positiva" è un esorcismo che non fa bene al Paese, un pasticcio che non serve né a prendere le distanze dal fondamentalismo delle magliette anti-islamiche di Calderoli, né a compensare il laicismo dei radicali che pure albergano nella ex Casa della libertà.
La libertà di coscienza deve essere considerata extrema ratio, non una limitazione della responsabilità e un depotenziamento della politica. Invocarla per annullare il dibattito mortifica soprattutto i candidati cattolici che stanno nel Pdl. Cosa ne dicono Formigoni, Lupi, Pisanu (che pure è cresciuto alla scuola di Moro e Zaccagnini)? Non c’è il rischio che, per una sorta di panteismo onnipotente del leader, nel Pdl si eviti con cura ogni riferimento etico su temi che hanno a che fare con il bene comune e la dottrina sociale della Chiesa?
Al riguardo, ci sembra che ciò porti i cattolici ad assumere su questi temi spesso un ruolo subalterno all’interno del Popolo della libertà. Che dicono i cattolici del Pdl sulla presenza nelle liste elettorali di inquisiti e condannati? Che dicono della legalità? Al di là delle "buone" ragioni addotte, non sono neppure bei segnali quelli che vengono dall’Udc con la candidatura dell’ex governatore della Sicilia Cuffaro o anche gli abbracci di Casini con il re di Calciopoli Luciano Moggi.
Gli elettori del Pdl, soprattutto quelli cattolici, hanno tutto il diritto di sapere cosa pensano i propri candidati – e non solo il Capo – su aborto, testamento biologico, coppie di fatto, sulla flessibilità del lavoro e sulla sussidiarietà. Il richiamo circa lo sfilacciamento del Paese, fatto dai vescovi, non assolve nessuno. L’incertezza e lo smarrimento della società è provocato anche dall’esaltazione del benessere individualista, dall’importanza attribuita al successo, dalla mancanza di solidarietà.
L’impressione è che i cattolici nel Centrodestra siano più spenti, quasi impediti a esercitare la funzione di "minoranza intelligente" per "indicare nuove piste e nuove soluzioni per affrontare in modo più equo i problemi", come scrisse Giovanni Paolo II nel messaggio alla Settimana sociale di Bologna nel 2004. L’egemonia dei leader è un rischio bipartisan: tende a sminuire la capacità di discernimento, il potere di critica e la passione per la ricerca dell’unità sui valori, pur senza far torto alle differenze.
postato da pd.montagnola